Life in plastic, it’s fantastic!

Daniela Barisone
4 min readJul 29, 2023

La giornata di Ken è fantastica solo se Barbie lo guarda.

Se c’è una cosa che faccio veramente fatica a capire è la gente che si straccia le vesti per questo film. O si veste di rosa, manco fosse un cosplayer, per andare a vederlo o, dopo la visione, va ad ammazzarsi da Primark per comprare del merchandising brutto e rosa prodotto probabilmente in qualche buco del culo cinese o pakistano da bambine e bambini sottopagati.

Tuttavia non comprendo nemmeno gli ometti che tuonano su quanto misera sia la parte degli uomini in questo film, per cui andiamo per gradi.

La mia giornata inizia in quel di Molino Dorino, nel parcheggio del silos, dove mi viene soffiato il posto nel parcheggio dedicato alle donne (più vicino alle macchinette e all’uscita) da un uomo.

Mentre mi dirigevo in metro al cinema Odeon (che con mio enorme dispiacere chiuderà definitivamente dal primo agosto 2023), ho riflettuto su quello che è stata Barbie per me (non è un’iperbole, ci ho pensato veramente), anche perché non avevo molto altro da fare con il Kindle bellamente dimenticato a casa, mannaggia a me.

Barbie è stata con me fino a che non ho compiuto 15 anni, momento in cui l’ho abbandonata a malincuore perché le mie amichette ritenevano che fossi una sfigata a giocarci ancora. Con il senno di poi avrei dovuto farmi i cazzi miei.

Non ho mai decapitato una Barbie, né le ho rasato i capelli, né le pasticciavo. Siccome mia madre mi comprava solo le originali (una volta ha provato a comprarmi Tania, la versione farlocca, e ho piantato una scenata epocale), ogni volta mi veniva fatto il seguente e giusto pippone: «la mamma ha lavorato tante ore per poterti comprare Barbie, per cui abbi rispetto del suo tempo e dei suoi soldi.»

Tradotto: “se la rompi, io rompo te.”

Che aveva senso, a posteriori, e questo mi ha aiutata ad avere cura dei miei giocattoli in primis e delle mie cose in seguito. Tutt’ora in solaio conservo la casa di Barbie integra, il camper, il cavallo e una scatola con tutte le bambole (compresi due Ken e un Big Jim di mio fratello) del tutto integri. Poi tenete conto che mia madre è una sarta, per cui avevo una invidiabile collezione di abiti mai visti (all’epoca Burda faceva i cartamodelli per gli abiti di Barbie ed erano costosissimi). Credo sia il motivo per cui le mie amichette rosicassero.

Con Barbie facevo quello che facevamo tutte: creavamo storie. E sì, le facevamo scopare tra loro, ma principalmente creavamo storie. Perché il succo era questo, no? Puoi essere tutto quello che vuoi, proprio come Barbie.

Ma passiamo al contenuto, visto che “omgggg è il film più figo del mondo!!!” e ovviamente non lo è, perché dai. Non conosco la filmografia della regista, quindi non conosco i precedenti (per cui non cercherò di darmi un tono come una Giorgia Soleri qualsiasi che caga sul cinema e il giorno dopo conosce tutto sull’argomento, anche perché a me non pagano per le ads e fingermi interessata), ma l’ho trovato estremamente semplicistico (sebbene nella narrativa del film abbia un senso).

Il film invece l’ho trovato divertente, anche se troppo lungo e Ryan Gosling è la persona più sbagliata in assoluto per il ruolo. È Ken Clint Eastwood, con quella faccia.

Questo film lo trovi fighissimo se la tua idea di femminismo è quello più recente della quarta ondata, ovvero quello tipicamente liberale “da Instagram” degli ultimi anni (quindi capisco perché la Soleri e compagnia non abbiano perso un solo istante a prestarsi all’ads lmao) in cui in buona sostanza non fai niente di concreto, ma in rosa.

L’intero concetto del film si può riassumere in “patriarcato bad, ma matriarcato altrettanto bad” perché “omg, non possiamo vivere senza gli uomini, dobbiamo imparare a coesistere”.

Gesù santo.

Capite perché mi aspiro i molari dal cringe?

Che ha pure un senso e che sì, dovrebbe essere il fine ultimo del femminismo… se non fosse che prima c’è una scalinata di diecimila gradini da salire.

Tuttavia ci sono alcune di cose che ho apprezzato:

1) il finale tra Barbie e Ken

2) JOHN CENA CHE FA KEN TRITONE

3) il discorso che l’umana fa a Barbie sull’essere una donna oggi.

Essendo poi un film sponsorizzato da Mattel e con il chiaro intento di vendere più prodotti, è stato interessante “il dopo” per me.

A fine visione sono andata da Primark a rubare l’aria condizionata e ho osservato con un certo sgomento la gente accopparsi per il merchandising di Barbie (e vi posso dire che quello di Primark è particolarmente brutto). Dopotutto, Barbie the Movie è un fenomeno pop e, esattamente come è stato per “Mercoledì”, ci cagherà il cazzo per i prossimi sei mesi e ci dirà dove buttare i nostri soldi.

Però mi hanno fatto anche moltissimo ridere le lamentele degli uomini sui social che frignano a causa della rappresentazione maschile nel film. Bravi, piangete.

Un’ultima considerazione poi è proprio sugli uomini del mondo reale: sono sempre più convinta che non esiste nessuno al mondo a cui faccia schifo la figa come agli uomini etero. Perché definire mid Margot Robbie senza trucco (quando a dirlo è probabilmente Piercarlo, che sono undici anni che non si riesce a vedere l’uccello quando piscia a causa della pancia da birra e della vita sedentaria) è l’ennesima dimostrazione che l’orientamento sessuale non è una scelta.

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