Questo pazzo mondo di social
Non sarebbe bello riprendere Berl — eliminare tutti i social media in una botta sola.
Quando ero più giovane usavo i social con un certo furore, anche perché il loro scopo era metterti in contatto con amici lontani e di fatto li ho sempre utilizzati in quest’ottica (Facebook per gli amici irl, Twitter per gli amici di fandom e Instagram come jolly), ma per quanto riguarda la parola ho sempre preferito la forma del blog, anche se ora è andata persa (eccoci però qui).
Da quando però ho dovuto iniziare a usarli per lavoro (tempistica che è coincisa prettamente con il Covid e l’avvento di TikTok) è cambiato TUTTO e la ptsd che mi stanno dando è immensa.
Ieri ho ascoltato questa interessante intervista a Gipi, che ha deciso di farsi un inedito regalo di compleanno: chiudere tutti i suoi account social.
Ora: io lo invidio molto e confesso che è una cosa che farei volentieri. Io sogno seriamente di tornare a quando avevamo il nostro bloggino su Livejournal e il nostro maggiore problema era trovare un Feed RSS decente con cui tenerci aggiornati sui papiri scritti dalle persone che ci piacevano, senza alcun tipo di algoritmo che non fosse quello “dal più recente al più vecchio e viceversa”.
Gipi fa anche una interessante discussione sull’algoritmo distruttivo ormai comune a tutti i social indifferentemente: le cose belle non generano discussione o like, mentre le polemiche, le cose che fanno incazzare, la politica o cazzate tipo le like farm (ogni volta che condividete cose tipo “flexa perché la gente è attratta da te” o simili state dando da mangiare a questa roba) spingono l’algoritmo a tirare sempre più gente e di conseguenza ad aumentare i like di pubblicità e similari.
Che è vero, sono cose che ho testato io stessa e mi rendo conto che non è più importante cosa abbiamo da dire, ma l’importante è che sia polemico. ‘Sti stronzi di merda mi hanno rovinato pure il flame (attività storica a cui ho smesso di dedicarmi nel momento in cui ho realizzato questa cosa).
I social non sono più un “rimaniamo in contatto con le persone della nostra vita”, ma sono ormai fattorie per le AI grazie a quello che scriviamo, mentre il nostro tempo è diventata la moneta di scambio che paghiamo rimanendo incollati a guardare reel su instagram e video su tiktok.
Mi sono resa conto anche che da quando ci sono queste cose passo molto meno tempo a scrivere o peggio: a leggere. Leggo molto di meno perché invece di tirare fuori il telefono e aprire l’app del kindle mentre sono in metro, apro i reel di instagram e il tempo vola, sprecato e intoccato.
Poi ci sarebbe da fare un enorme discorso su quello che è l’uso dei social per i lavori artistici tipo la scrittura (ho fatto un post in merito qui, anche se l’argomento andrebbe ampliato, cosa che magari farò qui più avanti), che non paga in nessun modo a meno che tu non possieda già molti follower (obbligandoti di fatto a comprarli, perché ora come ora è impossibile emergere). Per cui ragazzi, fatevi una newsletter se scrivete, per rimanere in contatto con i vostri lettori se doveste decidere di abbandonare la barca (e se approfitto pure: https://tinyurl.com/LuxLabNewsletter).
Sopravvivono solo i gruppi su Facebook (e nemmeno tanto bene), in cui è possibile fare “discussione”, che è la cosa vagamente più simile all’idea di blog, ma prevedo che durerà poco: la gente legge poco volentieri le cose lunghe, oltre un decennio a nutrire il popolo bue con roba scritta corta o video di balletti di non oltre un minuto ha abbassato la soglia dell’attenzione in maniera mostruosa (ha abbassato la mia, che è tutto dire, ma io parto svantaggiata con l’adhd), rendendo di fatto molto difficile a chi fa il nostro lavoro interagire con gli altri. Perché a meno che di non costruirsi una personal brand reputation (che solo a dirlo mi fa venire freddo) che funzioni anche offline, siamo solo vittime dell’entropia inevitabile che insieme al graduale spegnersi dell’universo, ci inghiottirà tutti in maniera inevitabile in questo mondo di social media fino a farci diventare la seconda puntata della prima stagione (o la S3E01) di Black Mirror.
Non volevo fare un pippone, ma come ho detto su io sono una blogger nell’anima.