Sovrapproduzione e romance
Ci sono troppi libri romance?
I dati dell’AIE li abbiamo letti tutti: il 2023 (ma basta vedere a naso il 2024) hanno visto la pubblicazione di una incredibile quantità di libri, che però ha avuto un riscontro negativo in termini di vendite e di letture.
Ho quindi riflettuto (e discusso ampiamente con le mie socie che saranno al FRI25) su quello che è il mio settore, ovvero il romance.
Facciamo una premessa: romance FM (donna/uomo), romance MM (uomo/uomo) e romance FF (donna/donna) sono tre sport completamente diversi. Il primo fa il 90% delle vendite, il secondo fa il 9% e il terzo fa l’1% (motivo per cui quando, come Lux Lab, abbiamo iniziato la nostra attività con il dubbio di pubblicare romance FF in quanto sarebbe stato tantissimo lavoro per pochissimo ritorno).
A questo si aggiungo due modalità di pubblicazione: case editrici (spesso specializzate) e autopubblicazione.
È inoltre vero che il romance è, senza ombra di dubbio, il genere di romanzi più venduto in assoluto e con più bacino di lettori, di conseguenza questo porta ad avere molti più autori che si vogliono mangiare una fetta della torta.
Nella mia esperienza in questo settore, quello del romance, ormai da quasi 6 anni, ho osservato una sostanziale divisione del problema produttivo in tre rami:
- Sovrapproduzione (e conseguente calo qualitativo)
- Troppa offerta
- Svendita del prodotto
Ma andiamo nello specifico.
Sovrapproduzione
Tutti scrivono. E pochi leggono, direbbero alcuni, ma su quest’ultima affermazione mi permetto di dissentire. Il romance ha un bacino di lettrici e lettori immenso, ma nonostante questo di libri ce ne sono comunque troppi.
Le case piccole/medie editrici di romance escono, tra FM e MM, con almeno 15 (quindici) titoli ogni mese.
Ogni mese.
Non so se ci rendiamo conto di quanti libri siano. Sono 180 libri l’anno per CE, è impossibile per un lettore medio comprarli e leggerli tutti. Aggiungiamoci poi i romance che escono per i grandi editori, riedizioni e quant’altro… Non parliamo poi di Harmony, che solo nel mese di febbraio ha messo in vendita 27 (ventisette) libri.
Cosa comporta però la sovrapproduzione? Il calo della qualità. È innegabile che una larghissima fetta di libri romance faccia schifo. Prodotti banali, storie mediocri, elenco di trope se non di meri kink. Nell’erotico non ne parliamo neanche.
Ci sono autrice (sia FM che MM) che producono persino più di un libro al mese (e questo da ben prima dell’avvento dell’AI) e il risultato è evidente a chiunque legga: l’appiattimento delle storie che, come detto prima, portano a un crollo qualitativo verticale. Tutto questo inquina il pozzo, ma ci dobbiamo porre una domanda: è normale che le autrici di romance, per sopravvivere e fare questo mestiere, debbano scegliere la sovrapproduzione per rimanere sempre rilevanti?
Troppa offerta
Non solo abbiamo le CE, ma anche le autrici autopubblicate. Questo diversifica l’offerta, in quanto nel self si trovano titoli che normalmente l’editoria classica non oserebbe proporre.
Tuttavia ce n’è fin troppa di offerta e questo satura il mercato anche su Amazon, un problema che va a pari passo con la sovrapproduzione. È diventato dunque difficile per il lettore anche selezionare cosa comprare anche in base alle proprie preferenze.
Svendita del prodotto
E qui arriviamo a quello che secondo me è il problema maggiore di tutti.
Ne avevo già parlato in passato, quando lamentavo il fatto che le autrici di romance FM svalutassero il loro lavoro mettendo in vendita libri di 400/500 pagine a meno di un euro.
Perché di svalutazione si tratta. Per carità, compenseranno senza ombra di dubbio sul numero di copie vendute (come detto l’FM vende molto di più rispetto all’MM), ma se uniamo la sovrapproduzione alla svendita, l’effetto è catastrofico.
La questione non è tanto l’acquisto compulsivo (si compra a un euro, prima o poi si leggerà), ma il fatto che questi prezzi così bassi poi dettano legge anche nel resto della filiera.
Abbiamo dunque da un lato case editrici che pubblicano ebook romance a 9–12 euro e self publisher che li danno via a 0,99 euro. E nel mezzo? Ecco, è nel mezzo il problema, ovvero che a pagarne il prezzo è il romance LGBT+, dove nessuno di noi si sognerebbe di mettere in vendita un libro di 500 pagine a meno di 3/4 euro (e comunque è già poco).
È facile capire come questo problema si leghi a quello della sovrapproduzione: meno costa il tuo prodotto, più ne dovrai produrre per compensare i guadagni. È alla fine lo stesso principio sulla quale si basa il fast-fashion.
In conclusione
C’è troppo romance.
Potremmo parlare all’infinito della questione della bibliodiversità, del fatto che è un bene che ci siano più libri tutti diversi tra loro (che nel romance è relativo, le storie copiaincollate l’una dalle altre sono una solida realtà), ma la verità è che, come tutti i territori prima disabitati e con un’ottima premessa per costruire, ora siano diventati spazi sovraffollati da cui è difficile emergere e far sentire la propria voce autoriale.
Soluzioni non ne ho, visto che sono immersa in questo problema a mia volta e ci nuoto dentro come posso, inoltre trovo difficile tornare “a come era prima” (prima dei social, quanto meno).
Senza ombra di dubbio i social hanno esacerbato questa situazione, il booktok per me è uno dei mali sociali recenti per tutta una serie di ragioni tra cui l’essere l’essenza del fast-fashion dell’editoria (oltre al fatto che è assolutamente inutile ai fini delle vendite se non hai grandi quantità di denaro da investirci, perché questo è), ma vi lascio con un consiglio: se vi piace un’autrice/autore, sostenetela e non tramite i social network. Iscrivetevi alle loro newsletter, se ne hanno una (ecco la mia), preordinate i loro libri quando vengono annunciati, andate agli eventi in presenza.
Insomma, create rete, ma fuori dalla rete.
Addendum del 4 marzo 2024
Quando ho pubblicizzato questo articolo su UP, non mi aspettavo la discussione che ne sarebbe scaturita, compresa la più completa incapacità di comprendere un testo di poche righe come questo. E siccome non ho bisogno che un uomo mi faccia mansplaining né sull’editoria, né sul romance, né sul mio lavoro in generale, ho pensato di ampliare il discorso al fine di renderlo più chiaro anche chi si attacca ottusamente ai meri dati.
Dunque in questo addendum ci tengo a sottolineare alcune importanti questioni:
- nel mio articolo parlo di visibilità del singolo titolo in rapporto alla quantità totale di titoli e alla capacità dell’acquirente medio di scavare fra i titoli, nonché di titoli PUBBLICATI, non di COPIE VENDUTE. Sono due cose completamente diverse.
- i dati AIE valgono un po’ come il due di picche, perché danno una visione parziale dello stato dell’editoria italiana, in quanto non comprendono i dati degli editori non soci di AIE, non comprendono i dati completi di Amazon (perché quest’ultimo non ha mai condiviso i propri dati con AIE, né è tenuto a farlo), in questi dati di Amazon sono compresi non solo quelli del self-publishing, ma anche quelli degli editori che usano Amazon per distribuire i propri libri con KDP.
- il mondo editoriale del romance esiste a sé e non è in nessun modo assimilabile a quello degli altri generi. Il pubblico romance del self e del romance sono completamente sovrapposti, perché nel romance non si sviluppa affetto verso l’editore, bensì verso l’autrice (il festival del romance italiano, di cui il mio progetto Lux Lab è sponsor per il secondo anno di fila sotto l’etichetta di “Romance MM & LGBT+” è un chiaro esempio di come si punti all’autore e non all’editore, sebbene anch’essi siano presenti in minoranza. Ma ci sono altri eventi maggiori e internazionali tipo il RARE o minori come il BUK o similari, che usano la forma del meet & greet con l’autore. Degli editori non frega un cazzo a nessuno).
- le VENDITE del romance si muovono prettamente in ebook, la vendita dei cartacei in massa è un fenomeno recente post covid. Tra l’altro una delle maggiori fonti di introito è Kindle Unlimited, che è un sistema di prestito basato su percentuale e di conseguenza che non genera vendite spure.
- i libri cartacei di Harmony non possono essere conteggiati in quanto prodotti da edicola e non libri.
- la pubblicazione con editore non significa qualità, così come il pubblicato self non significa scarsa qualità, altrimenti non avremmo autrici del calibro di Laura Rocca che ha un venduto di 30k copie annue, come indicato da lei stessa durante la scorsa edizione dell’Indie Book Fest durante il panel moderato da Linda Rando di UP.
- Abbiamo grossi editori, come Salani, che ha preso Il Fabbricante di Lacrime da Wattpad (una piattaforma di scrittura amatoriale) e lo ha ripubblicato paro paro senza editing o correzioni (era diventato un caso abbastanza famoso all’epoca). Editori come Sperling hanno un’intera collana in cui “selezionano accuratamente” (storie di dubbia qualità) sempre su Wattpad in base al numero di visualizzazioni e le ripubblicano così come sono.
- Non c’è un singolo libro che io o le mie colleghe abbiamo tradotto per i nostri editori che in origine arrivassero da altri editori, erano tutti romance self-publishing. Tutti, nessuno escluso (e questo la dice lunga su come funziona il mercato internazionale).
E se proprio vogliamo allontanarci dal romance, vi ricordo che Brandon Sanderson e Andy Weir sono entrambi self publisher. - È del tutto normale, per le autrici romance, che siano italiane o straniere, avere due carriere parallele, ovvero un po’ di libri pubblicati con editore e altri in self.
- Affermare che un editore dia prestigio, visibilità e distribuzione rispetto al self non solo è naïf, ma anche stupido, perché presuppone due cose false in partenza, ovvero che la distribuzione libraria italiana non sia un cartello in mano a pochi privilegiati e tutto ciò che sta sotto i grossi editori riesca ad arrivare a scaffale.
In conclusione: i dati sono molto belli, ma non rappresentano il 100% della realtà, solo una minima parte. Tutto è fantastico e funzionale sulla carta, compreso il comunismo, ma la realtà è un’altra cosa. Non serve a un cazzo leggere i dati, se poi non si conosce il contesto dell’argomento.