The love hypothesis — Recensione di una fanfiction

Daniela Barisone
4 min readDec 27, 2024

Ora mi piace Adam Driver

Non sono contraria ai libri che derivano dalle fanfiction. Satana solo sa quante volte ho riciclato una fanfiction come libro o quante volte lo hanno fatto le mie colleghe. Per esperienza so che certe cose possono venire bene (tipo un libro che mi piace molto, che a sua volta era una fanfiction che ha definito tutta la mia visione dell’omegaverse), ma anche male (tipo un libro che detesto con tutto il mio cuore e che ha un hype del tutto immeritato).

Ogni volta che ho visto The love hypothesis in libreria, l’ho sempre guardato con un certo sospetto. Non so dire perché, forse perché dopo aver visto diventare famose fyccine che avrebbero dovuto rimanere tali o veder pubblicati da grandi editori porcate che avrebbero fatto bene a rimanere su Wattpad, ero onestamente restia verso questo libro e questa autrice.

Prima di tutto perché la fanfiction da cui questo libro deriva è una Reylo (Rey/Kylo Ren), quindi avevo la matematica certezza che fosse qualcosa di tremendo un po’ perché la ship non mi piace, un po’ perché il fandom dei nuovi Star Wars è composto da gente che meriterebbe un sano TSO. Poi c’era la questione trope.

Ho snasato in giro e ogni volta tornava il discorso che la Hazelwood scrive “non storie, ma trope” e la cosa mi lasciava un po’ così. Perché ok, anche a me piacciono i trope, scrivo fanfiction per l’amor del cielo, ma sarà il modo in cui mi veniva detto… insomma, mi puzzava.

Alla fine mi sono decisa a prendere l’ebook, ma è rimasto mesi sul mio kindle, finché la sera del 26 dicembre, in pieno inizio della crisi d’astinenza da benzodiazepine e dopo aver finito di leggere Project Hail Mary di Andy Weir (gasp, non leggo solo romanzetti, inaudito) ho deciso di iniziarlo.

L’ho finito verso l’ora di pranzo del 27 dicembre, mentre aspettavo che mia madre facesse la sua seduta di chemioterapia, che per chi non lo sapesse dura circa quattro ore, un tempo sufficiente per spararmi in vena 336 pagine.

Partiamo dal fondo.

The love hypothesis è, effettivamente un coacervo di trope. Sul serio, sono impilati uno sopra l’altro e a un certo punto parevano troppi persino per me che in questo genere ci sguazzo.

Nell’ordine abbiamo:

  • grumpy/sunshine
  • size kink
  • dinamica di potere
  • fake relationship
  • slow burn
  • only one bed
  • miscommunication
  • pining
  • unrequited love (except it’s not)
  • virginity kink

E sicuramente c’è molto altro, tra cui un momento in cui tutta la storia ha assunto un senso preciso: stavo leggendo Pretty Woman, ma senza la prostituzione.

Tutte queste cose però sono pericolosamente al limite dell’indigestione, soprattutto quando si aggiunge Malcom (che nella versione fanfiction era senza ombra di dubbio il Generale Hux), il migliore amico della protagonista che, insieme all’amico del protagonista maschile sono la quota gay del romanzo e scritti come la classica macchietta frocia dei romanzi etero.

Poi i due protagonisti: Olive e… Adam. Adam. Come Adam Driver. Che è Kylo Ren. In Star Wars.

Voi mi direte: “Daniela, non rompere i coglioni che hai fatto ben di peggio” CHE È VERISSIMO, ma un conto è se lo faccio io che non sono nessuno, un conto è un libro pubblicato in tutto il mondo. Insomma, nella conversione fanfiction > romanzo originale, mi aspetto quanto meno che un editor faccia notare che forse sarebbe meglio tagliare il più possibile i ponti con il materiale d’origine…

Poi c’è la questione che nella mia edizione (si parlava del fatto che fosse cambiata la cosa), c’è assessuato scritto al posto di asessuale, cosa che mi ha molto infastidita per ovvi ed evidenti motivi.

Infine c’è la parte più carente del romanzo, ovvero la scena di sesso. C’è stato un momento molto, MOLTO cringe in cui Adam palpa i seni di Olive e… ne prende uno interamente in bocca. Ho avuto un attimo di “che cazzo sto leggendo” e poi vi dico la verità: ho skimmato fino alla fine dell’intermezzo erotico perché c’erano mille modi migliori di farli chiavare e l’autrice ha deciso di evitarli tutti uno per uno.

Al netto di tutto questo però, il romanzo è bellino.

Sarò sincera: in altre condizioni, tutte queste cose mi avrebbero fatto dare un voto negativo, non più di due e mezzo. Ma la verità è che questo libro si fa perdonare con un’ambientazione STEM rigorosa (si vede lontano un chilometro quando l’ambientazione è rilevante perché chi scrive sa di cosa sta parlando), una tensione ben costruita, Adam che ora mi ha fatto venire voglia di vedere tutti i film di Adam Driver… e sarà che in questo periodo sono perennemente stanca, esausta, furiosa e depressa, ma questo libro è l’equivalente letterario di The Proposal, ovvero la copertina morbida sulle spalle che ti fa le coccole formato commedia romantica (vabbè che per me anche Deadpool e Wolverine ricade sotto questa categoria, quindi prendete questa affermazione con le pinze).

Funziona tutto. Magari non benissimo. Ha dei punti morti e momenti in cui prenderesti la testa di Olive per spaccarla contro uno spigolo finché non ti rimane in mano solo lo scalpo.

Però funziona.

E ti tiene incollata fino all’ultima pagina, spesso facendoti ritrovare a ridacchiare in una sala d’aspetto d’ospedale. Quindi per me questo è abbastanza da convincermi a leggere gli altri libri di questa autrice (o quanto meno quelli ambientanti nell’area STEM).

Ve lo consiglio?

Se siete in cerca di roba super intellettuale, pretenziosa e che vi faccia sentire intelligenti mentre non dice assolutamente nulla come un qualsiasi film di Wes Anderson: no, direi proprio di no.

Se invece avete bisogno di una coccola, di qualcosa di leggero e divertente che vi dia l’assoluta certezza di scorrere su un binario che vi porta al lieto fine: allora è un grande sì.

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Daniela Barisone
Daniela Barisone

Written by Daniela Barisone

Italian, 39. Writer for Lux Lab & Quixote Edizioni. Fanwriter and proud. https://beacons.ai/danielabarisone

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